Eating Polenta, for Pecunia and More Bastonate

Pandemia-Time: quanto ci stanno perdendo, a vari livelli, i mountain runners elite ? ho l’impressione che la risposta sia: “tanto” , e per tutti. Da chi corre per puro diletto ma cosi non può più contare con quel boosting motivazionale che sono le gare, qualche premio ed i rimborsi che servivano per giustificare tanto tempo libero dedicato e tanti sacrifici, a chi magari aveva raggiunto uno standard da semi-pro ed ora deve sperare che lo sponsor o la società (che poi sempre di sponsor vivono) riescano ad inventarsi qualche soluzione per non lasciarli per strada.

La Forbice

Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri. La forbice sociale che negli ultimi 40 anni è andata inesorabilmente aprendosi propone il proprio lugubre modello anche nel mondo della corsa in montagna/trail. Un paio di manciate di atleti nel mondo firmano contratti da pro ma già per molti dei loro avversari, gente che magari nella gara dell’anno arriva poco staccata da loro, lo scenario è completamente diverso e riconduce inesorabile ad una sveglia che suona al mattino e ad un ufficio (quando non un cantiere), un negozio o una fabbrica che aspettano. Con le ferie da prenotare 6 mesi prima per andare a correre i mondiali, gli allenamenti alle 6 di mattina ed i salti mortali per pagarsi massaggi, palestra, piscina e altro.

Una situazione non facile che con l’emergenza sanitaria in atto si è aggravata irreversibilmente facendo saltare il sistema delle gare che era il volano per trovare premi e sponsor cosi da creare una spirale virtuosa di auto alimentazione di un sistema piccolo ma con fondamenta sane ed un sottobosco di semi-pro che provava a farsi sostenibile grazie anche a qualche buon investimento privato.

Tutto spazzato via o quasi, tiene botta un minimo di home-project da parte di aziende specializzate che scommettono sulla ripresa ma anche qui i numeri sono impalpabili.

ad ognuno la sua fetta ? NON è cosi . . .

Anche l’attesa ripresa agonistica potrebbe non essere sufficiente. Le gare che stanno tentando di non annullare tutto devono fare i conti con costi di adeguamento strutturali per rispondere ai protocolli sanitari, calo esasperato delle iscrizioni (e comunque le ultime notizie dicono che solo eventi piccoli saranno possibili) e aziende sponsor che stanno facendo i conti con una difficile congiuntura economica nei rispettivi settori e quindi decurtano quando non annullano gli interventi economici.

Il calcio riprende, e dietro dovrebbe ripartire il trenino delle manifestazioni sportive. Ma con quali garanzie e certezze per il futuro ? nulle !

Lato Italia le date rilevanti sono quelle dei campionati Italiani di corsa in montagna: 23 agosto alla Stellina, poi ad Ottobre Nasego e Chiavenna.

Grandi eventi: la Zinal ha dato rendez-vous a settembre , poi l’enorme evento Salomon alle Azzorre e poco dopo il mondiale WMRA di Lanzarote.

Ci sarebbe la chance di rilanciarsi, per rendersi anche più papabili ai marchi e sperare di entrare nel “giro giusto” ma in cambio viene richiesto di trasformare mentalità, distanze (soprattutto) ed approccio (go social or go home).

Perché sia chiaro, qui parliamo di qualcosa diverso dal monto ULTRA (leggi UTMB ed affini) dove i big ragionano su livelli economici di altro pianeta.

Un anno fa il quotidiano LA STAMPA si era occupato di questa tematica, con un bell’articolo che vi invito a leggere prima di andare allo step successivo del nostro blog: https://www.lastampa.it/montagna/sport/2019/04/13/news/trail-running-una-babele-di-campioni-fatica-e-imprese-1.33694956

The Game . . . Siegfrid vs Luigi

Facciamo un giochino, ci sono Siegfrid Strunz e Luigi Birulini Delle Palme, due atleti (inventati) di caratura internazionale con caps in maglia azzurra (mountain o Trail) ed un azienda di calzature, oltre ad altri sponsor, che li supportano con del materiale ed un programma bonus a risultati ottenuti.

Siegfrid disputerà i campionati italiani classic il 23/8 per guadagnarsi una maglia per Lanzarote, poi allungherà in allenamento e salirà a Zinal il 13/9 a cercare fortuna. Ad ottobre doppio impegno al nasego e poi vertical a Chiavenna una settimana dopo, quindi fine dei giochi e ritiro fino al mondiale, un mese dopo, per prepararsi al meglio. Nelle 4 gare italiane (3 di campionato e 1 di buon livello) dovrà fare i conti con montepremi che rischiano un certo ridimensionamento per via dei budget limitati dall’incertezza ma anche con una logistica decisamente abbordabile e gestita dalla società. Zinal è la vera occasione per cercare di monetizzare ed incrementare credito nei confronti dello sponsor ed in generale dal punto di vista social-media. Un risultato al mondiale, ora individuale ora una medaglia a squadre, potrebbero infine rendere una stagione nata per la disfatta, in qualcosa di salvabile.

Luigi avrà un approccio completamente diverso, l’estate si aprirà con un evento organizzato dal proprio brand di supporto, per poi giocarsi tanto nella Sierre Zinal o partecipando nella stessa data alla Tappa Italiana delle Salomon GTS che garantiscono il Golden Pass per la finale, recuperare (a fondo) e volare alle Azzorre per correre le 4 tappe delle Golden Trail Series World Champs. Uscire da li vivi e in posizione di rilievo garantirebbe un premio importante e buon credito dallo sponsor. La variabile grande in questo caso è la logistica, nel caso di assenza di golden pass o golden ticket si prospetta un bagno di sangue.

Sono due esempi diametralmente opposti, abbastanza estremizzati e sicuramente “per pochi”. Filasse tutto liscio, senza imprevisti, infortuni, e con risultati di rilievo, ambedue porterebbero a casa la pelle, economicamente parlando, si tratta di capire quanto dipendano ambedue le situazioni, ma con impatti diversi per ognuna, dai risultati, dalla società, dallo sponsor (e direttamente correlato quindi dall’appeal mediatico generato).

Non è facile

Non è un gioco facile, non è un argomento semplice . . . la riflessione e le domande che vi lascio sono queste:

La deriva cui stiamo assistendo, aggravata ed accelerata dalla Pandemia, ucciderà definitivamente il sistema delle società sportive e dei premi in gara per lasciare unicamente posto a quello dei marchi ?

Senza che sia il merito sportivo a definire l’importanza, anche economica, del riconoscimento di un atleta non esiste il rischio di finire dentro ad un gioco in cui solo chi ha delle reali possibilità (ergo status sociale che permette di fare solo l’atleta senza lavorare) può investire tempo e risorse su se stesso ? bruciandoci cosi un grande numero di potenziali campioni che semplicemente non emergeranno mai per mancanza di possibilità materiali ?

At the end: oggi, fare il professionista in questo sport è realmente possibile ?

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