Il Vanoni, il rumore dei nemici, le verità nascoste, il peso dell’ovvio.

Il Trofeo Vanoni E’ la “corsa in montagna” come la intendo io, e non per sentimentalismi o pseudo auliche iperboli con cui fin troppe volte ho rotto i coglioni nei miei articoli post-race, NO, lo è per ovvie e cazzutissime ragioni concrete, cosi semplici ma cosi incontrollabili che creano la mistica di questa gara epica.

Il Blasone, la Storia, la Gente

63 anni sullo stesso percorso, mai cambiato una curva, mai tagliato un sentiero. Via Priula, Tempietto, Arzo, Salto e via discorrendo. Il primo tassello è questo, perchè conferisce profondità storica alla gara con tutte le possibilità di incrociare dati storici ed estrapolare dalle virgole di 63 anni di prestazioni il senso vero di qualcosa che i Morbegnesi si tramandano in famiglia, quando nei loro discorsi scopri che il personale sul Vanoni è quasi dato da comunicare all’ufficio anagrafe in comune. Poi la gente, perchè potete riempire di soldi il montepremi o andar giù pesante di ingaggi ma solo qui vengono a scannarsi e tornano a casa con le tibie nello zaino, perché qui c’è la gente, c’è il pubblico (competente e sportivo), e per un atleta alla fine questa è benzina vera. Come il Vanoni da questo punto di vista ho visto solo Premana Classic 2017, ma è stato un giorno, qui è cosi da mezzo secolo.

Una gara, prima di tutto

Competizione, agonismo. Certo anche tanto significato, accoglienza, attenzione al messaggio educativo ed ai giovani, Commemorazione, convegni, valorizzazione del territorio. Tutte cose che li accomunano ad altri eventi, ma davanti a tutto viene la smania di vedere chi vince, vi vedere quanto forte va quello o che distacco prende quell’altro in discesa. Se nel calcio San Siro è La Scala questa è la Parigi Roubaix. Basta prendere in mano l’Inserto della Provincia di oggi, 8 pagine di Vanoni, numeri protagonisti analisi, come dovrebbe essere sempre nel mondo perfetto dei sogni, sportivamente parlando s’intende.

Da qui la mia scelta di rispolverare il refrain di Mourinho: “il rumore dei nemici”, nessuna accezione negativa, solo simbologia per dire che la formula delle staffette, sublimazione della tradizione italiana dell corsa in montagna, qui si esalta definitivamente. Allora le casacche delle società e le rivalità per 90 minuti diventano una cosa seria, diventano spettacolo.

I miei 5 perchè, le verità nascoste del Vanoni 2k20

Ci sono poi le verità più intime, che ogni appassionato vive a modo suo, in mezzo all’ovvio ed a quello che tutti credo guarderanno io mi sono puntato le mie verità nascoste:

  1. Valentina Belotti: la più grande scalatrice italiana di tutti i tempi, la più medagliata di sempre nella corsa in montagna, la mia amica Vale. Qui non ha corso tantissime volte, penso che anche in gioventù quando il suo fisico pensavano fosse stato prodotto col plutonio la dovessero costringere ad imboccae la discesa di Morbegno. Domani sarà in gara per aiutare la sua squadra a vincere il titolo Italiano. Per come è messa fisicamente è un mezzo azzardo, chi pensa di amare il mountain running sappia che domani una delle più grandi atlete di questo sport farà un grande sacrificio, ed anche questo il Vanoni è molto fortunato a meritarselo.
  2. Silvano: ok, alla fine non c’è, ma era la sua edizione, Poche volte un’attesa cosi grande per un singolo atleta. Francamente sembrava di essere un pò tornati a quel 2007 quando la vigilia si respirava l’aria dell’impresa. Non potevamo attenderci altro da questo 2020 di merda, ma a Sylvain va il mio pensiero, perché questa stagione l’ha salvata lui e sarebbe stato bello vedere l’ultima passerella al Salto.
  3. I Valchiese: imploderanno su se stessi ? se la sono un pò tirata addosso, ed il resto l’ho fatto anche io che gli scasso la mxxxxa da mesi con sta storia del podio. Ma Vender non lo scopro io, sono stato felice di leggere nell’intervista a SDM di Balda che lui stesso lo vede come uno che in futuro potrà tentare grandi tempi qui. Questa è una gara dove sa fare cose importanti, gli altri due sono culto puro: “I giorni del Merlo” e “il Condor”, roba di culto, roba da collezionisti al limite del feticismo, roba forte . . . . #saltompararia.
  4. Le prime parole dopo la gara di Privato Pezzoli: ricordate, lui ha sempre ragione, e le parole che inquadreranno la storia di questa edizione saranno solo e unicamente le sue per quanto mi riguarda. Le pronuncerà pochi secondi dopo che il il terzo frazionista della sua squadra avrà varcato il traguardo. Potranno essere a scelta casuale: una serafica analisi tecnica, una colorita imprecazione, una fatalista presa di coscienza dell’inettitudine di qualcuno . . saranno come sempre la pura verità.
  5. I ricordi: non so ancora se prenderò la via di Morbegno, probabilmente non riuscirò a materializzarmi fisicamente al tempietto. Mi sono già organizzato e riceverò puntuali veline e materiale. Saprò e saprò nel dettaglio. Da una parte sono dispiaciuto ma dall’altra i ricordi quando vado li sono sempre potenti e un pò mi destabilizzano (segno che mi pesano gli anni ormai). Torno a quel 2006 quando per la prima volta un bipede andò sotto i 29′ , ed all’anno dopo quando lo stesso bipede trascinò una squadra con maglie verdi al record assoluto, quello per staffette, che era imbattuto dal 1986. La sera prima dell’impresa ci si intrattenne con il bipede, quello che impreca fatalisticamente e quel dell’alleggerito, a sorseggiare Brandy in compagnia davanti al fuoco. Le vie di Morbegno erano piene di gente, eppure c’era un clima di grande tranquillità, i ristoranti ed i Pub, l’aria frizzantina di Ottobre. Il giorno dopo 1h28’55” . . . . . . . No, Non ce la faccio, troppi ricordi…..

WHEN SUNDAY COMES . . buona fortuna a tutti