Mountain Runners con vista Olimpica, vale per molti, non per l’Italia ?

Maude Mathys ha dichiarato candidamente i propri piani per il 2020: correre la maratona di Tokyo e vincere Zegama. Alla London Marathon 2020 già annunciato Simpson. Musobo e Chemonges papabili nel draft ugandese. Ma noi questi campioni all-around li abbiamo ancora ??

RoadToTokyo2020 . . . e mi pare anche ovvio!

Il faro della stagione per tutti gli sportivi a 360 e che non siano affetti unicamente da patologia calcistica sono i Giochi della XXXIII^ Olimpiade dell’era moderna.

Gli adepti del “fòbal” non saranno peraltro gli unici a giocare su due tavoli quest’estate, sarà anche il popolo del mountain running ad accalcarsi davanti agli schermi tra il 24 luglio ed il 9 agosto. Nel pieno della stagione della corsa in montagna la testa di molti addetti ai lavori e soprattutto le attenzioni di quasi tutti gli atleti saranno rivolte a Tokyo.

Nel corso delle ultime settimane ho appreso che alcuni Mountain Runners di altissimo profilo apriranno la stagione con la bussola orientata più o meno chiaramente verso la capitale Giapponese.

L’annuncio che fa più rumore è quello di Maude Mathys, la svizzera è Campione d’Europa di corsa in montagna in carica da 3 anni, da 5 detiene il titolo svizzero, nel 2019 ha scalato i ranking ITRA pur non correndo le ultra. Lo scorso agosto ha vinto ed abbassato il record della Sierre-Zinal di oltre 5 minuti, 15 giorni dopo ha vinto la Pikes Peak Marathon in Colorado, anche qui col nuovo primato: 12 minuti meglio del precedente !

In una recente intervista rilasciata al magazine Distances.Plus la Mathys ha tracciato con molta naturalezza e chiarezza i propri programmi per la stagione.

Piano A: 2h30 ma anche . . . Zegama !

Il piano A è affrontare la maratona per conseguire il crono di qualifica per Tokyo, fissato per la Svizzera nel muro delle 2h30.

Se l’obiettivo verrà raggiunto la stagione sarà quasi interamente dedicata alla strada, anche se Maude non ha nascosto di tenere un occhio di riguardo per alcune gare del proprio sponsor, e quindi quelle delle Golden Trail Series, Zegama in testa!

Il nome dalla classicissima Basca è stato chiaramente messo tra gli obiettivi stagionali, visto che ricorre anche nel piano B

Nel caso la qualificazione per la maratona olimpica non dovesse arrivare infatti ecco pronto un cambio di rotta con Zegama, Marathon du Mont Blanc e Sierre-Zinal. Un trittico da paura che le dovrebbe consentire ancora una volta di lottare per la classifica finale delle SGTS. Nessun accenno alla stagione di Mountain Running classico, dove difende le tre corone europee ed eventualmente dove dovrebbe mettersi in gioco il 4 luglio a Cinfaes, in Portogallo.

Anche sul mondiale di Novembre a Lanzarote nessun cenno. Ricordiamo per i meno attenti che a fronte delle grandi imprese di Euro-Zermatt, di Zinal e di Pikes Peak, la Mathys nel 2019 ha dovuto anche incassare la batosta di Villa La Angostura nel mondiale long distance, dove si è presentata da stra-favorita e dove si è inopinatamente ritirata dopo meno di metà gara perché non in grande giornata.

Robbie from Banchory

Altro super Elite proveniente dal mondo del mountain running che potrebbe provare a coltivare il sogno a cinque cerchi è lo scozzese Robbie Simpson. E’ ufficiale la sua presenza alla prossima London Marathon, il 26 aprile 2020, dove British Athletics confida di completare la propria squadra per la maratona di Tokyo. Il muro per strappare il ticket è lontano, per andare a far compagnia a Callum Hawkins bisogna correre meno di 2h11’30” ed Robbie-Gol è atleta da 2h14’56” . Significativo però vedere come il più forte (senza alcun dubbio da parte del sottoscritto) mountain runner britannico, decida ancora di impostare la propria stagione da qui, dalla strada, e forte di un personale che nessun collega del settore montano può nemmeno sognare al momento.

Gli Elefanti

Chi ha qualche chances in più di provare a “fare la squadra” per Tokyo, sempre di maratona parliamo, sono gli ugandesi ex iridati di mountain running Fred Musobo e Robert Chemonges, il primo ha un personale sotto le 2h7′, mentre Chemonges ha infilato negli ultimi anni parecchie vittorie in maratone minori (ma non cosi minori: Oporto, Hamburg . . .) , culminate con il 2h09’03” alla Marathon Vert di Rennes lo scorso Ottobre. Certo non è assolutamente scontato che i due ce la facciano vista la disponibilità di talento della nazionale Ugandese, ma le chances ci sono.

E l’Italia ?

Nulla di analogo, e fa pensare. Quando questa tipologia di atleti, i Simpson, i Musobo e le Mathys di turno, prima di loro una Andrea Mayr ed un Jono Wyatt (per capirci due papabili per il G.O.A.T.), arrivano a prendere in considerazione tanto seriamente la strada e la maratona è perché indubbiamente solo la montagna va loro stretta.

E’ perfettamente plausibile che un atleta avverta il richiamo naturale per la distanza e per la prova regina.

Non vorrei fosse da intendere come barometro, ma oggi nel gruppo azzurro dei migliori Mountain Runners nessuno avanza o può avanzare tali pretese verso se stesso, segno che forse il livello non è cosi alto o, più realisticamente, che i tempi non sono maturi (diciamo che questa è una palla deviata in calcio d’angolo…).

Gli ultimi azzurri della montagna che si sono misurati con i 42,195 metri non hanno lasciato il segno e per il prossimo round non mi riesce di immaginare altri nomi se non quelli di Xavier Chevrier e Cesare Maestri, senza peraltro esserne molto convinto, più per condizioni fisiche che per talento, intendiamoci.

A me la puttanata della comfort zone non è mai piaciuta, e preferisco darmi altro tipo di letture, più crude ma per me più realistiche.

D’altro canto è anche giusto e bello che la montagna detenga i propri segreti e le proprie peculiarità, alle olimpiadi ci arriveremo dai sentieri…se mai ci arriveremo (senza zaino please)

Te ma . . . ???

#TRACOTANZA

Foto: Alexis Courthoud (EMRC Zermatt 2019)