L’annuncio della nuova avventura di Marco mi ha strappato un sorriso ed una certezza. “Mangiare Polenta” non è mai stato un problema per il bormino, che anche questa volta lascerà il segno, statene certi.
Il titolo fuorvia, ma è solo per far rumore. Marco De Gasperi conosce bene il valore e l’etica del lavoro e fin dalla sua giovane età da manforte al papa Ugo nella cura della terra e dei loro animali.
Mettersi in gioco a 44 anni però val bene un titolo cosi, perché il Dega al s’è cungedà e deposta l’arma mangerà polenta come brand manager per SCARPA.
Non è una cosa nuova, si sa, perché come atleta di primissimo livello ha sempre avuto un ruolo nel mercato delle aziende specializzate, un ruolo che ai gloriosi tempi della Forestale era quasi istituzionale e che poi con la dipartita del centro sportivo lo ha visto evoluire individualmente come puro testimonial per tante aziende di successo.
Ricordiamo quando vinceva il mondiale 2007 con le ASICS “bandito” ai piedi, poi l’avventura con Garmont che partorì un modello mai abbastanza celebrato, come la 9.81 Racer che ogni tanto nel recente passato il buon Luca Cagnati ancora sfoggiava (photo 2017 Courthoud).
Poi gli anni di New Balance, che i suoi fans più fanatici ricordano soprattutto per averlo accompagnato alla vittoria in una delle sue tre Sierre-Zinal.
Quindi l’epopea SCOTT, senza se e senza ma quella che ha segnato gli anni del suo apice a livello di visibilità a 360° perché se è vero che fino al 2011 è stato puro mountain running da li in poi ha avuto alcuni anni clamorosi a livello di imprese regalandoci le memorabili sfide con Kilian al Giir di Mont, a Canazei ed a Zegama e poi le imprese solitarie e mitiche dell’Ortles e del Monte Bianco.
Un incipit che veniva dalla sua volontà di dare una nuova dimensione alla propria carriera ed alla chiara strategia del brand svizzero che, a mio personale modo di vedere, in quegli anni con Marco si è costruito una credibilità che dura tutt’oggi sia a livello di impatto emotivo che indubbiamente di prodotto racing.
E proprio qui si ferma la mia riflessione mentre auguro all’amico Marco tutto il meglio nella sua nuova veste. Pur potendo (perché se non poteva farlo lui chi altro) sfruttare la propria immagine ed il proprio palmares, il Dega ha sempre portato molto altro e molto di più in dote alle aziende con cui ha collaborato.
Vi ha portato certamente risultati, conseguiti con classe immensa ed umanità unica anche nelle cocenti sconfitte, che nel suo caso sono state sempre battaglie dando tutto e ricevendo l’onore delle armi. Vi ha portato consigli, visioni e dettami tecnici che hanno lasciato in dote un patrimonio inestimabile che oggi queste aziende possono chiamare know-how.
La già citata 9.81 e le prime 3 Kinabalu ad Scott ad esempio “sono” Marco De Gasperi in tutta la loro praticità, flessibilità e reattività. Tanto come il portare la fascetta sulla fronte o il calf di compressport con il suo stile siano divenute regole di outfit da gara oggi universali.
Dietro a tutte la tomaie, le canotte traspiranti e le flask di questo mondo rimangono e rimarranno per sempre i 6 mondiali, le 3 Zinal, la Jungfrau, i Vanoni e le mille imprese ai quattro angoli del pianeta, perché questo è stato (ed è) Marco De Gasperi, un campione e soprattutto un atleta.
Ed insieme al fuoriclasse, l’azienda che oggi gli affida un importate settore del proprio sviluppo si porta in casa un amante vero della montagna ed un profondo conoscitore delle necessità del pubblico, quello che ha sognato con lui per 30 anni e che vuole tornare là fuori a correre… alla DEGA !