KangArmageddon III – ammette tutto e si becca 3 anni, il caso è chiuso!

Pubblicata la decisione di AIU, l’atleta Kenyano ha ammesso le infrazioni elevate e rinunciato a qualsiasi opposizione, traendone lo sconto previsto dai regolamenti: fuori per 3 anni. Decisivo a mio avviso il punto 15 :

  1. Norandrosterone is a Prohibited Substance under the WADA 2022 Prohibited List under the category S1.1 Anabolic Androgenic Steroids (AAS). It is a Non-Specified Substance prohibited at all times.

ecco la decisione:

Do the Math

Ora che c’è l’ufficialità si possono tirare le somme e senza esitazione lancio il mio anatema sul personaggio, reo non solo di averci ferito con la sua condotta ma anche di averci tolto il godimento di aver potuto delirare quel giorno per Andreu Blanes (e ve lo dice uno che ha fatto di tutto per portare lo spagnolo a correre in Italia alla Nasego, è c’è riuscito, the only one in Italy!) e di aver offuscato le gesta del vero ed autentico fenomeno Kenyano di questa stagione 2022, Patrick Kipngeno, che ha vinto per tutta estate, che è stato ripetutamente testato, che della corsa in montagna ha voluto far parte e ha dimostrato di averne compreso valori e ritualità.

Ho versato inchiostro per la “lunga estate Kenyana” e mi sono preso degli enormi vaffa (on line e non) quando questa porcata è esplosa, alcuni pessimi davvero, anche se chiaramente li comprendo. Rimango dell’idea che gli atleti africani possano fare grandi cose i montagna, ma da questa storia imparo una volta di più che anche se “vai forte” questo non fa di te un mountain runner. La corsa in montagna devi viverla, devi allenarla, devi avere dietro un progetto serio, devi portarle rispetto, devi correre con assiduità e continuità le gare vere, e dare prova di poter dimostrare di essere pulito. Rispetto massimo ed a prescindere per l’essere umano Mark Kangogo, sempre, ma lo sportivo è colpevole, ci sono zero attenuanti.

turn page

Come Sierre-Zinal ha giustamente e velocemente voltato pagina e dedicato i riflettori al nuovo RE Andreu (stra-meritati) così io voglio insistere su quando di bello e vero ci rimane delle imprese di Joyce Njeru, Patrick Kipngeno e Phil Kiriago, ma anche di Petro Mamu, la cui storia non ha assolutamente nulla che vedere con quella cui abbiamo assistito questa settimana. A partire dalla sostanza (leggetevi il punto 15 della decisione su Kangogo e capirete parecchie cose come avevo anticipato nella 1^ puntata parlando del Nandrolone), alle dinamiche, ai numerosi controlli ed alla innumerevoli vittorie “certificate” ottenute da Petro prima e dopo l’episodio del 2017 (la penso cosi, è cosi, e non cagatemi il cazzo).

Non smettiamo di credere all’incontro tra montagna ed atleti africani, certamente le situazioni sono complesse e potremo trovarci ancora in futuro a fare i conti con qualche situazione analoga, ma questa esperienza deve rendere tutti noi tifosi, i media e gli organizzatori, capaci di riconoscere con più efficacia chi vuole portare un contributo alla corsa in montagna, chi vuole farne davvero parte, chi costruisce un percorso con gli atleti che assiste che sia basato su valori umani e sportivi e non puramente economici.

E’ possibile farlo ? ci dobbiamo provare ad ogni costo e dovremo tutti impegnarci di più perché gli avventurieri se ne stiano fuori dai coglioni . . . ecco, l’ho detto in francese.

IL CASO, E’ CHIUSO!

KangArmageddon … The Trilogy