The Battle of Britain

Camminare per le vie di Londra e respirare la propria incredibile atmosfera rimane un sollazzo ed un piacere di indescrivibile livello. 

Non è solo questione dell’importanza e del blasone,  ma del sapore marcato della storia che ogni angolo, ogni monumento , ogni luogo raccontano, anche quando richiamano alla moltitudine di riferimenti di cronaca, letteratura, sport ed economia che hanno intriso i miei interessi e le mie passioni più forti. 

Ci sono tanti intrecci che nella magnifica città sul Tamigi si aggrovigliano e che tra un Londoner breakfast, un fish&chips, un curry ed una pinta mi raccontano storie che mi trasmettono fascino ed interesse nella maniera più forte. 

Gli angoli oscuri, i vicoli ed i ciottolati, le inferriate, il fiume ed i suoi ponti, l’east end e Soho, raccontati in tanti romanzi e scenario di vicende dalle molteplici sfaccettature devono tutto o quasi ad un periodo storico molto preciso.

1940 – The Battle of Britain 🇬🇧

Quella che chiamano “the darkest hour” scandisce i propri momenti cardine tra la rotta di DUNKERQUE, l’incredibile Operazione Dinamo, le beghe interne al gabinetto di guerra (con i tentativi di virare ad una politica di appeasement portata avanti da Chamberlain e Halifax ) fino al discorso di Winston Churchill che marca invece per sempre la volontà ed il destino del popolo britannico dinanzi alla bestialità del totalitarismo nazista e fascista. 

Dal “discorso delle spiagge” in poi esiste l’abitudine, per chi non è britannico, di fare fast forward e saltare subito al DDay, saltando quel capitolo decisivo, incredibilmente cruciale e definitivo nel porre su un piano completamente diverso la storia ed il prestigio, per quanto mi riguarda, del Regno Unito rispetto all’opportunismo di Russia e Stati Uniti o alle fratture interne, antiche e mai sanate di Spagna, Italia e Francia. 

3 mesi e 3 settimane di scontro aereo nei cieli, tra “the English Channel” e lo spazio aereo di Sua Maestà, costato la vita a più di 20’000 civili e deturpato la capitale britannica. Tra Spitfire, Hawker Hurricanes, Bombardieri Henkel, Messerschmitt, Stuka e altri modelli si frappone nella storia la geniale intuizione dello sviluppo della catena di comunicazioni radar che assicurò alla RAF la capacità di reagire con precisione e tempismo, Le Navi pronte per l’invasione non usciranno mai da Boulogne, la morfina di Goering non gli basterà per ingoiare quella che è stata una sconfitta militare netta e umiliante, dettata da alterigia, incompetenza e supponenza (avevano + mezzi e + forza). 

La casualità, il destino e molti episodi al limite dell’incredibile consegnano all’ultima parte del mondo rimasta sana ed indenne dal delirio l’aurea di credibilità e di orgoglio che serviranno soprattutto per convincere il parente ricco e scemo (gli americani) ad unirsi finalmente allo scontro.

Quando per la New Bond Street si incontra quella statua, che rappresenta Roosvelt e Churcill seduti sulla panchina, leggiamo il titolo “allies” e nel nostro immaginario scatta la certezza di un blocco unico, granitico, compatto. 

Allies . . . The New Bond Street, London

Ma senza quei tre mesi e quelle tre settimane, senza quei 110 giorni di bombe e di paura per i Londoneers, che hanno saputo resistere insieme, nulla di ciò che conosciamo sarebbe esistito. Quell’ostinata tenacia ha rappresentato il momento della vera consapevolezza. 

LONDON CALLING … victory over Germany