vedere oltre

Che non è necessariamente il classico “riconoscere il talento”. Lo sport, o meglio la sua storia, sono piene di sliding doors, ma anche di momenti in cui qualcuno ha saputo vedere in un atleta qualcosa di speciale, ha saputo riconoscere una predisposizione tecnica, o tattica, specifica e decisiva, soprattutto ha saputo captare la presenza delle stigmate del vincente, ossia di colui che nel momento fatidico vede il film passargli davanti ad un’altra velocità, con un altro tipo di pressione.

Ma “vincente” (pessimo vocabolo, che aborro) è soprattutto chi sa mettersi al servizio del gruppo, è chi non ha necessariamente bisogno dei riflettori, chi del gruppo che alza il trofeo è un semplice tassello a volte, ma senza il quale le star non avrebbero mai edificato il trionfo.

Ciò che fa la differenza è a mio avviso la capacità di vivere la sfida sportiva in maniera totale pur mantenendo un equilibrio interiore che impedisca di auto generare pressione. In questo sono fondamentali lo spogliatoio, l’allenatore, e il coordinatore del gruppo (che a volte può non coincidere con il coach). Solo con un’anima il gruppo vincerà, a prescindere dalle super star (che aiutano, questo è inteso). La somma sublimazione di tutto questo è l’allenamento, il momento in cui il gruppo cresce veramente, qualora la guida tecnica sappia creare quell’atmosfera che scolpirà nelle menti e nei cuori di ogni componente del gruppo qualcosa che non andrà mai più via.

Alcuni esempi:

Manu Ginobili

Il gaucho di Bahia Blanca, arrivato in Italia alla Viola Reggio Calabria a fine anni ’90. Ha vinto tutto con la Virtus e poi con i San Antonio Spurs e con la nazionale Argentina. Del fatto che una squadra con Duncan e Parker debba vincere degli anelli oggi sembrano sicuri tutti, ma senza i Sean Elliot, i Jaren Jackson, senza i Bruce Bowen, senza i Manu.. non si sarebbe mai imposto alla NBA un ciclo durato quasi 14 anni (!!) .. chi ci ha visto lungo? RC Buford, Gregg Popovich ma prima di tutti il coach italiano Gaetano Gebbia, che quasi nessuno forse conosce.

Gattuso e Pirlo

più di tutti incarnano ciò di cui ho parlato, avrebbero avuto tutte le ragioni del mondo per vivacchiare ben remunerati, una carriera alla Bruno Dalmat non sarebbe stata loro preclusa. Ma hanno scelto di sacrificare 10 anni della loro vita alla causa dell’AC Milan e del gruppo guidato da Carlo Ancelotti. Lavorando come nessuno (Gattuso), accettando di reinventarsi (Pirlo). Vivere a Milanello, vivere l’allenamento e gli obiettivi del gruppo come unica ragione. Chi ci ha visto lungo? sicuramente Ancelotti, il fautore del ciclo, ma su Pirlo certamente Carlo Mazzone, che lo prese da parte a Poncarale e gli comunicò che ne avrebbe fatto un mediano. Due mesi dopo a Torino lancio di 40 metri sui piedi di Baggio che dribbla Van Der Saar.. il resto è storia.

una città, due colori, e sette coppe dei campioni

Dirk

Certo, oggi è molto facile gridare all’ovvio. Ma quando il basket in Germania era poco meno di un hobby dilettantistico saper credere e costruire in palestra ciò che sarebbe stato uno giocatori più forti di sempre è stata prerogativa solo di una persona, a conti fatto un genio: Holger Geschwindner, ed è certamente lui che ci ha visto lungo in questo caso, Mentre a Dallas si aspettano che lo Sloveno ripeta le gesta di Dirk forse farebbero meglio a farsi il segno della croce, perchè per cio che si vede oggi a livello di impatto sulla squadra, è blasfemia…

Holger & Dirk

PJ Tucker, Rajon Rondo, gli Steal of the Draft

Due esempi tra mille. Uno un lavorante, disposto a sacrificare il corpo, i minuti, i tiri, tutto per la squadra. Mentre ci si interroga di dove si spostino gli equilibri nella NBA non ci si rende conto che dove si muove PJ le cose cambiano (in meglio).

L’altro è il classico steal of the draft NEL SENSO che venne scelto dai Suns ma poi carpito abilmente dai Celtics con una trade storica, è stato il quarto big three dell’era Pierce-Allen-Garnett,che ha consegnato a Boston il titolo dopo 30 anni.. forse dei 4 il più freddo, glaciale, decisivo. Chi ci ha visto lungo? Con Tucker in tanti, da Buenholzer a Riley a Rivers. Con Rondo uno solo: Danny Ainge…

….SAMBOWIE-SAMBOWIE-SAMBOWIE-SAMBOWIE-SAMBOWIE-SAMBOWIE….