Christian Laettner, il diavolo blu

HOOLIRUN MARCH MADNESS 2023

Nella notte appena trascorsa il seed numero 16 ha mandato a casa il seed 1 , la piccola Fairleigh Dickinson University ha sconfitto la favoritissima Purdue facendo del torneo di basket NCAA 2023 già un unicum quasi assoluto (era accaduto solo un’altra volta)

La follia di marzo, intrisa della sua tradizione e della sua storia, irrompe come ogni anno e regala la sua fragranza che sembra davvero non conoscere tempo. Un eccezionale momento per chi ama lo sport non relegato allo score ed allo show, ma bensì alla prestazione, alla sfida, alla vicenda umana. 

La storia

Le alma Mater invitate al grande ballo con tutte le loro storie offrono l’occasione di parlare di Christian Laettner, un giocatore, atleta ed un essere umano di caratteristiche eccezionali, sia dal punto di vista tecnico che soprattutto caratteriale. 

La faciloneria dei media drogati dai social relega la faccenda a tre tratti principali e la liquida li: il tiro contro Kentucky, la selezione (per molti ingiusta) nel dream team come unico universitario, il fallimento ( ??) nella NBA. 

I più sottili ci attaccano dietro la storia dell’arroganza, che era sporco come Laimbeer , che picchiava perché non sapeva giocare (eresia), che era antipatico, che era ricco e snob, che forse era anche gay (non lo è, ha sposato una figona bionda e fatto tre figli, ma anche lo fosse stato? poveri dementi…)

Che molti amassero odiarlo non c’è dubbio, che lui non abbia fatto molto per abbattere la figura costruita dai media ok, ma la storia è molto, molto più complessa. E siccome io l’ho adorato, ed è stato uno dei motivi per cui ho iniziato a giocare a basket, mi garba mettere due cose al loro posto. 

La prima cosa da dire è che SI, al Cameron indoor sono in gran parte dei figli di troia. Potersi permettere la retta di Duke non è per tutti ed in gran parte il corpo studentesco è veramente formato da quei figli di papà che per innervosire gli avversari gli cantano “it’s all right, one day you will work for us” sbattendogli in faccia una superiorità economica e sociale che non è campata per aria. I college a grande matrice afro americana quando arrivano qui danno il massimo perché l’odio e’ effettivamente atavico. 

Laettner non era così, lo hanno dipinto così e lui è stato al gioco perché era più astuto di tutti. Alto-biondo-bianco-bello, classico profilo da preppy boy, ma in realtà la sua era una cattolicissima basso borghese famiglia dello stato di New York, che si guadagnava ogni singolo penny lavorando e piegando la schiena. Christian si è potuto permettere Duke solo grazie al basket ad alla borsa di studio. 

Da qui parte però la simbiosi tra il giocatore ed il personaggio che gli è stato e che in parte si è cucito addosso. In campo Laettner era uno tosto, che lottava su ogni pallone, che aveva fondamentali solidissimi, che sapeva essere leader e migliorare i compagni, non solo a livello di fiducia ma proprio di gioco, un facilitatore formidabile che faceva girare la squadra, metteva le pezze dove servivano, faceva sempre la differenza quando contava. 

La leggenda di Duke

La sezione basket a Durham l’hanno aperta nel 1906 ma Fino al 1991 non sono mai riusciti ad arrivare a quel titolo su cui le università di pari livello avevano già messo le mani più volte. Ciò che rende a mio avviso unica questa storia e la storia di Laettner in generale è proprio questa impresa, aver vinto a Duke , ed averlo fatto con un progetto costruito sull’identità e sulla crescita, perché quei blue devils avevano sofferto insieme, perdendo nelle semifinali del 1989 contro Seaton Hall e poi nelle finali del 1990 in maniera sanguinosa contro la UNLV di Jerry Tarkanian

We put that loss behind us 

Bobby Hurley

Quello stesso gruppo , distrutto dalla critica, dai giornali, dagli avversari, si risollevo’ solo 12 mesi dopo andando a compiere un’autentica impresa battendo UNLV nelle final four di due punti, vendicando e scrollandosi la scimmia dell’anno prima, prima di volare in finale (e trionfare). Non è esattamente la stessa cosa vincere passando attraverso gli spettri del passato, battere una squadra che era ancora più forte dell anno prima. Un capolavoro.

We had the best player of the nation, and the best competitor 

Coach K

Anno 1992, Duke rimane al seed numero uno tutto l’anno, gioca alla perfezione, ma per UNLV che sparisce ora è il momento della Kentucky di Pitino e soprattutto dei FabFive di Michigan. Laettner pilota i blue devils attraverso una stagione perfetta, battono tutti quando conta, battono Kentucky nella finale dei regionals, nella partita che ESPN ha eletto come il più grande match di college basketball mai giocato. 

Tutti si ricordano dove erano nel momento del tiro di Laettner , tutti …. 

Dick Vitale

The Shot

Il 28 Marzo 1992 allo Spectrum di Philadelphia davanti a 17’000 tifosi si sfidano Kentucky e Duke, è la guerra santa. Rick Pitino contro Mike Krzyzeweski. 

Finisce 103 a 104 per Duke con Laettner Che fa 31 punti con il 100% dal campo ed ai liberi, ci aggiunge 7 rimbalzi, 3 assist e 2 rubate. Ma soprattutto ci mette il tiro, incredibile, a 2 secondi dalla fine, con cui fa vincere la partita ai suoi e diventa immortale. 

il box score della partita:

https://www.sports-reference.com/cbb/boxscores/1992-03-28-duke.html

Il dominio psicologico, tecnico ed anche tattico esercitato sull’intero college basket per 2 anni vale a Duke ed a Laettner l’attribuzione della parola dinastia, Duke vincerà altri 3 titoli nei successivi 30 anni, e credetemi, tutti sembrano avere ancora impressa l’effigie di Bobby Hurley, Grant Hill e del capitano: di Christian Laettner. 

Dopo il College

La selezione per il dream team originale, come unico collegiale, l’ho sempre ritenuta meritata e naturale, per cosa ha significato e vinto nessuno poteva avere il carattere e la personalità per stare in quello spogliatoio. 

Nella NBA Laettner è stato un rotation player di grande livello, ha avuto numeri eccellenti a Minnesota e fatto delle stagioni molto buone ad Atlanta dove nel team con Mutombo e Steve Smith ha lottato per il titolo ad Est, troppi se lo dimenticano. 

Qualche infortunio e poca fortuna nei contesti non ne hanno permesso una carriera NBA brillante, ma discutere l’uomo, il giocatore ed il leader è semplicemente impossibile dal mio punto di vista. 

È il giocatore del destino, uno di quelli che cambiano la storia dello sport, lo ha fatto e rimangono quei due titoli e quelle 4 stagioni a ricordarcelo per sempre.

Se la March Madness perpetua il proprio fascino ed il proprio mito, è in gran parte grazie al preppy Boy di Angola NY, ed alle imprese dei leggendari Blue Devils dei primi anni 90