Il dovere di cambiare idea

60 giorni dopo il trambusto la situa è chiara. Davis è bolso e di cristallo. I mavs sono al capolinea, Irving si è rotto il crociato e si avvia ad ad essere un giocatore finito.

Nel mondo di Trump e di Musk e del delirio oligarca, anche il main stream dei media e dei social NBA ha tracimato: la trade è stata vinta dai Lakers, Doncic è il nuovo padrone della lega, i Lakers hanno, di nuovo e per scelta divina, un lungo periodo di grandezza e dominio dinanzi a loro.

La lunga notte insomma, ma sarebbe insensato non riconoscere che i numeri e le sensazioni provenienti dal campo stanno supportando tutto questo.

Dal momento della trade ad oggi i Lakers sono 21-12 e con lui in campo sono 17-9. Nel mezzo ci hanno aggiunto alcune vittorie chiare e nette, contro OKC (the great bluff), contro i Nuggets (suicidati da soli con esonero Malone). Shaquille O’neal ha tuonato dai microfoni di TNT: Lakers Greatness is back.

Va detto e va ammesso: per come si sta svolgendo oggi la Chart-Bracket dei play off NBA, i Lakers hanno un autostrada spianata dinanzi a loro per andare in finale di conference, dove dovrebbero trovare appunto i Thunder, dei quali possiedono numero, codice e subconscio. Pound per pound non vedo chi li possa battere 4 volte in una serie, anche soffrendo sotto con Hayes in alcune partite, se la transizione funziona ed entra il tiro da 3, questi Lakers hanno l’anello al dito… e due mesi fa, dissi esattamente il contrario.

Le final four del college basketball ci hanno insegnato che non sempre le storie gradite al main-stream vanno per forza a concretizzarsi, ma in questa lega sempre più dipendente dal tiro da tre punti e priva di tatticismo, dovremo arrenderci al fatto che l’oligarchia di Doncic sia destinata a dominare questa (lunga) notte del mondo.

PERIOD