Le GOAT talks … la scienza inesatta

Sono da sempre la Chiacchera da Bar per antonomasia, in Europa sono sempre state legate al calcio, l’avvento dei social e dei meme oltre all’ineluttabile trascorrere del tempo che ha ingigantito il numero di stagioni e giocatori, ha fatto delle discussioni sul Greatest Of All Time nel basket nba qualcosa di simile ad un dibattimento in tribunale per andare o meno sulla sedia elettrica.

ecco gli unici GOAT che conosco personalmente…. 😉 .. “nel loro prime” (si dice cosi adesso, ahahaha)

CARNALITA’

Sul mio blog ho sempre difeso la sacralità del vivere lo sport in maniera passionale, tuttavia su questo specifico argomento, SE PROPRIO CI DOBBIAMO CIMENTARE, penso che si debba dare più importanza ad un approccio di tipo oggettivo, utilizzando dati e parametri di riferimento.

I primi, i dati, Sono certo difficili da incrociare e confrontare a causa delle diverse epoche con tutto ciò che ne consegue : alimentazione, scienza medica, sviluppo della tecnologia in ogni settore, regolamento.

I secondi, i parametri, sono di svariata natura e molte volte hanno delle basi su cui poggiano che sono esse stesse create dall’opinabilità di chi le ha costruite, come ad esempio la presenza nella Hall of Fame di Springfield o la lista dei migliori 75+1 stilata quest’anno per l’anniversario della Lega + importante del mondo.

Creare un coefficiente è impossibile e la discussione rimane aperta con finestra sull’eterno.

Utilizzare i titoli vinti, con chi in squadra, contro di chi nelle squadre avversarie, può certamente rappresentare un punto alto del ragionamento ma esautora del tutto la considerazione tecnica pura del giocatore singolo e delle proprie effettive capacità (vedasi casi alla Bob Horry o Ron Harper per citarne due esemplari) . Anche in questo caso le conclusioni possono essere completamente diverse a seconda del presupposto che si utilizza come base della discussione.

La completezza e l’abilità tecnica ed atletica di giocatori che non hanno vinto molti titoli, o che addirittura non ne hanno vinto mai uno vicino a carriere ricche di riconoscimenti grazie a situazioni non sempre condizionate unicamente dalla propria classe o dalle proprie scelte creano dei veri e propri crepacci nelle GOAT TALKS in cui ci si rischia di infilare per non uscirne più.

Il caso Timoteo

Fare esempi è pericoloso, perché si rischia di dimenticare o tralasciare situazioni altrettanto indicative. Qualche “estremo” però certamente si può citare : Duncan ha vinto 5 titoli, rimanendo al top per 14 anni, condizionando la lega. Nella sua squadra giocava un solo top75 oltre a lui, si tratta dell’ ammiraglio David Robinson che però all arrivo di Duncan aveva già fatto vedere il meglio. Duncan ha vinto 2 titoli con Robinson in squadra e 3 senza , da unico giocatore del team inserito poi nei top75. La serie di play off consecutivi, i record W/L degli spurs durante la sua permanenza. Tanti dati che lo dovrebbero far considerare molto più di altri GOAT candidates, eppure un carattere schivo, una tendenza a non fare scene per i fotografi, un tipo di gioco estremamente essenziale lo tengono spesso nel dimenticatoio. Dove ad esempio rimangono per partito preso giocatori come Barkley e Malone “perché non hanno vinto il titolo” per non parlare di Allen Iverson, 183 cm scarsi e 75 kg capace di fare stagioni da 29 di media nella nba, di portare una squadra in finale nell’est del livellamento (riguardate la cavalcata del 2001 e guardate le serie contro Bucks e Raptors, ma soprattutto guardate i compagni che aveva a fianco… surreale).

Tra i dimenticati nei 75 c’è gente , ad esempio, come Chris Webber e Rasheed Wallace, ma la lista è davvero lunga, mentre ad esempio non hanno dimenticato i Melo ( oh, come on..), gli Harden ( ho i brividi), e gli Westbrook ( principio di shock anafilattico), che davvero stridono per quel discorso di essere giocatori totali presi pound per pound da soli , ma aver avuto impatto deleterio nelle squadre, su quello che è e rimane un gioco di squadra (Melo, Harden e Wbrook le hanno avute lse squadre per vincere i titoli ma a differenza di Stockton, K.Malone e Barkley che di la trovavano Jordan e Pippen, loro hanno fatto implodere non una volta ma tre o quattro la baracca che dovevano sorreggere . . facts).

sex, droga and Dejan Bodiroga . . . sullo sfondo altra gente molto scarsa devo dire

Deinde Filosofare (T.Hobbes)

Ecco, forse il senso sta tutto qui, nella dottrina filosofica che si vuole abbracciare quando si pensa alla pallacanestro:

Se sia un gioco in cui conta far passare la palla dalla retina unendoci tutto quello che si può fare sul campo per far sì che ciò accada.

O se sia uno sport organizzato, in cui si fa parte di un team all’interno del quale bisogna saper fare quanto sopra con l’aggiunta di assecondare gli altri 4 in campo o 11 nel roster piu quello a bordo campo per raggiungere l’obiettivo di scrivere il nome della squadra nell’albo d’oro quando ogni anno la primavera diventa estate.

Sembra una la conseguenza dell’altra ma di fatto non è sempre così.

In fondo

Rimane però in fondo il modo di cui ho parlato all’inizio. La GOAT talk è un sollazzo piacevole ma perfettamente inutile. Quella sensazione di appagamento, di adrenalina, di fluidità ed equilibrio che proviamo quando osserviamo il giocatore che preferiamo non può e non deve mai essere offuscata da ottusi preconcetti. Penso che il basket sia talmente bello e superiore a qualsiasi altro sport che bisogna lasciarselo fluire addosso, ho provato l’estasi vedendo Jordan negli anni migliori, cosa che molto ragazzi giovani con cui parlo oggi a volte ignorano pur parlandone come del più grande di sempre. Lui, Pippen, sicuramente Rodman in certi aspetti. Tuttavia quel piacere e quell’estasi erano irrefrenabili anche quando vedevo giocare altri giocatori , e molti di loro in una GOAT conversation manco potrebbero essere nominati nei sottotitoli: Penny Hardaway, Kanyon Martin, Rip Hamilton, Mike Bibby , Reggie Miller, John Starks, Allan Houston, Darius Miles, Quentin Richardson, Bonzie Wells, Kawhy Leonard, Draymondo Green, Jermaine O’Neal, Marcus Smart, Toni Kukoc, David Rivers, Jason Williams, Dejan Bodiroga fino all’apogeo di quello che per me era ed e’ pura gioia: Allen Iverson, Rasheed Wallace e Larry Johnson .. la trinità

Se scatta la scintilla ognuno di noi può innamorarsi di un crossover fatto in fin certo modo, di un rilascio particolare, di una visione di passaggio, in generale di un imprinting di intendere il gioco e l’agonismo che in maniera del tutto inspiegabile ed innata ci entrano dentro. Chi mastica pallacanestro sa bene di cosa parlo.

Lasciarsi accecare dall’indefinito ed infinito peregrinare a cercare il GOAT può privarci di energie preziose… come disse Holmes un giorno … “la prego WATSON, desista !”

GrandMama . . .

Over Time

Concluderò comunque così:

  • Russel Bill: 11 titoli in 13 stagioni
  • Jones Sam: 10 titoli in 12 stagioni

Si lo so cosa state pensando… ma chi cazzo e’ Sam Jones ? **

(**Un signor giocatore, guardia tiratrice dei Celtics anni 60, quelli del sigaro si Auerbach, ma giustamente quesì tutti si ricordano del 6… anche se probabilmente senza Sam i titoli sarebbero stati di meno, e senza Sam sarebbero stati di più quelli di Wilt… vedete come è diabolica la faccenda).

VernonMaxwell-VernonMaxwell-VernonMaxwell

Compiti a casa

Qualche link da studiare , uno cazzonico ma semplice, più articolato quello di Bleacher Report, che però secondo me è uno dei lavori meglio eseguiti sull’ argomento, quello di Hoopshype è recente e preciso nelle statistiche secondarie.

Buon lavoro !

https://www.dunkest.com/it/nba/notizie/22501/record-titoli-giocatori-nba/amp

https://syndication.bleacherreport.com/amp/845438-the-ultimate-goat-debate.amp.html